Sono nata sulle colline umbre, in piena campagna in una famiglia contadina. I miei primi ricordi sono di una corsa all’impazzata inseguita dai tacchini con i quali tentavo di giocare, i pulcini che aspettavano che tornassi da scuola per mangiare una pappa verdognola che mia nonna preparava con le erbette che trovava intorno casa e quattro oche a cui cercavo disperatamente di insegnare a seguirmi così come faceva l’ochetta Martina dell’etologo Lorenz. Ma il mio primo amore vero, puro e incondizionato è stato per Mimmo, il mio primo gatto. E da qui tutto comincia…

Lolita Bizzarri - Guide Trek Alps - Viaggi Natura in Mondo
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Dopo la maturità classica conseguita presso il Liceo ginnasio Jacopone da Todi, che è anche la mia città natale, sono tornata alla mia vecchia passione: la natura. Nel 1998 mi sono laureata in Scienze Naturali, all’Università degli studi di Perugia, con una tesi, guarda caso, sul gatto selvatico europeo nel Parco Regionale della Maremma (Toscana). Nel 2005, sempre a Perugia, ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca ancora con una tesi sul gatto selvatico europeo, lavoro in cui  sono state messe a confronto due popolazioni: quella  maremmana, oggetto di studio della tesi di laurea, e quella appenninica, studiata durante il dottorato di ricerca. La mia passione e il mio amore per i felini mi hanno portata a studiare questo animale che alla fine anni ’90 era ancora molto poco conosciuto. Sono stata allieva di Bernardino Ragni, il primo grande scienziato che si è occupato di questo animale, veramente sconosciuto a molti. Grazie al suo lavoro, alla sua passione, alla sua grandissima capacità di divulgazione, oggi ci sono molti gruppi di ricerca che si occupano di questo animale a cui ultimamente anche i media hanno rivolto una grande attenzione.

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Perché ho scelto il gatto selvatico europeo? Beh perché mi piacciono le sfide, le cose non banali e non semplici, mi piace l’originalità e mi piace guardare oltre a quello che viene comunemente offerto. Ho partecipato alla cattura, alla manipolazione e al monitoraggio radiotelemetrico di diversi individui. Gli animali catturati venivano infatti dotati di un radio collare, di una trasmittente, che ci consentiva di poter seguire i loro spostamenti notte e giorno.

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Grazie a questo metodo abbiamo potuto aggiungere tantissime informazioni relativamente a quella che viene definita la eco-etologia di questo animale. Gli ambienti che preferisce frequentare e gli spostamenti massimi e minimi all’interno di una giornata o di una stagione, e la sua capacità di dispersione in fase giovanile, il comportamento di maschi e femmine durante il periodo riproduttivo e di quello di allevamento della prole. Lo studio di questo di questo animale mi ha consentito di effettuare anche alcune pubblicazioni scientifiche che condividerò volentieri con chiunque ia curioso di leggerle.

 

Durante gli anni dedicati allo studio del gatto selvatico europeo, mi sono occupata anche di altri progetti di conservazione e gestione delle risorse naturali, come ad esempio la gestione del cinghiale nel Parco nazionale dei Monti Sibillini. Questo progetto prevedeva e prevede tuttora l’abbattimento selettivo di alcuni individui di cinghiale affinché la popolazione venga mantenuta sotto controllo all’interno dell’area protetta. In particolare, in questo progetto mi sono occupata del monitoraggio radiotelemetrico di alcuni individui di cinghiale, perché per gestire una popolazione è necessario conoscere molto bene il comportamento, l’etologia della specie che si vuole gestire, al fine di poter attuare quelle procedure di controllo che siano le più efficaci ed efficienti possibili. Quindi, con l’aiuto di alcuni selecontrollori, ho catturato alcuni individui di cinghiale che sono stati dotati di radiocollari attraverso i quali abbiamo potuto monitorare i loro spostamenti, il luoghi che preferivano frequentare e tante altre informazioni. Alla fine anni ’90 – inizio anni 2000, la mia esperienza nel campo della radiotelemetria era talmente forte da farmi meritare il soprannome, da parte dei colleghi, di “La signora della radiotelemetria”, soprannome a cui sono tuttora molto affezionata.

Sempre per il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ho partecipato al monitoraggio radiotelemetrico di alcuni esemplari di cervo reintrodotti nell’area protetta. Non dimenticherò mai il girono del rilascio dei primi individui, in una delle valli secondarie del Parco: mentre noi aprivano le casse con i cerci all’interno, due lupi camminavano tranquillamente su uno dei due versanti della valle, apparentemente.

Altre due specie di cui mi sono occupata, anche se in maniera marginale, sono il lupo  e martora e faina. Per il primo, ho partecipato al programma, coordinato dal collega dott. Andrea Madrici, di monitoraggio radiotelemetrico di una giovane femmina rinvenuta malata di rogna sarcoptica, curata e rilasciata con un radiocollare GPS. Per le altre, ho collaborato ad un progetto, gestito dalla collega dott.ssa Francesca Vercillo, sullo studio delle differenze fenotipiche tra martora e faina, due specie distinte ma molto simili tra loro.

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Durante gli anni di attività presso l’università di Perugia mi sono occupata anche di didattica effettuando delle lezioni per conto del Professor Bernardino Ragni nel corso di Zoologia dei Vertebrati. Ho avuto la possibilità di seguire anche alcuni ragazzi durante la raccolta dei dati sul campo e la stesura della loro tesi di laurea. Collaborare, anche se in piccola parte, alla formazione dei giovani naturalisti,mettendo a disposizione le mie conoscenze, è sempre stata per me una fonte di stimoli e di soddisfazioni molto forti.

La ricerca scientifica è stata parte della mia vita per oltre un decennio e mezzo.

Ad un certo punto della mia vita, però, mi sono resa conto che, se si vuole cambiare qualcosa nella protezione ambientale, è necessario farlo dal basso. Per questo motivo dalla ricerca scientifica sono passata all’educazione ambientale e alla divulgazione: un modo di fare “scienza” molto più vicina alle persone comuni. Questo perché sono fermamente convinta che si può amare la natura e l’ambiente e si può proteggerli e rispettarli solo se li si conosce molto bene. Ecco perché, dal 2018, ho deciso di fare della guida ambientale escursionistica la mia attività principale, che mi permette di condividere, con chi mi segue ed ha voglia di ascoltarmi, le mie esperienze e le mie conoscenze, nella speranza di appassionarli alla natura e al rispetto di essa.

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Maaaa… il lupo perde il pelo ma non il vizio! Ed ecco quindi che nell’inverno 2020-2021 ho ricominciato a fare ricerca scientifica partecipando al monitoraggio nazionale del lupo e collaborando alla stesura del nuovo “Piano regionale faunistico venatorio” della Regione Valle d’Aosta.

 E nel tempo libero?

Da quando mi sono trasferita in Valle d’Aosta, nel 2007, ho iniziato a praticare alcuni degli sport di montagna: alpinismo, scialpinismo, arrampicata su roccia e ghiaccio, trail running. Sono una schiappa in ognuno di essi, ma amo tantissimo praticarli, mi danno una visione diversa della montagna e ognuno di essi, a suo modo, mi è maestro di vita.

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Per le foto si ringrazia: papà Riccardo, Leonardo Bustrenga, Bernardino ragni, Andrea Mandrici, Caterina Magnani, Mauro Duroux, Elisa Mola, Loris Salice, Francesca Vercillo, Claudio Pozzi, Beppe Busso