Lasciata la macchina al parcheggio in località Praviod Dèsot, da dove parte il sentiero che sale al Rifugio Chabod, si prosegue sulla strada Regionale per circa 100 m verso il primo ponte che sulla sinistra attraversa il torrente Savara.
Siamo nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, in alta Valsavaranche, ad un km da Pont, meta rinomata per gli alpinisti o i semplici escursionisti che cercano avventura e gloria per la scalata verso la cima del Gran Paradiso, la montagna più alta interamente italiana con i suoi 4061 m. Prima di attraversare il ponte e iniziare la ciaspolata, si può ammirare in alto la parete nord di questa importante vetta con una forma a piramide, diversa dall’iconografia classica che si è abituati a vedere nelle cartoline. Superato il torrente si gira verso destra in direzione di un piccolo borgo ormai abbandonato chiamato Le Pessey, un tempo abitato tutto l’anno.
Qui si possono ancora osservare le caratteristiche modalità costruttive di queste valli, con abitazioni costituite da un pianoterra dedicato alla stabulazione degli animali domestici, in genere pochi capi per famiglia, un primo piano dove vivere e un sotto tetto spesso adibito a fienile. Con questa sequenza di piani si sfruttava, specialmente in inverno, il calore prodotto dagli animali nella stalla che, essendo leggero, saliva ai piani superiori fermandosi, grazie al fieno, nella zona abitata centrale della casa. I materiali usati erano quelli più comodi da reperire in loco, come pietre e legna, ma anche quelli più funzionali, viste le loro caratteristiche, nel mantenimento del calore durante l’inverno e del fresco durante l’estate. Inoltre per i tetti si sfruttava la scistosità delle rocce che caratterizzano le vallate del Parco, con forme cosiddette a lose. Per il legname invece si preferiva utilizzare il Larice, sfruttando la sua innata capacità elastica e resistenza all’intemperie, per sopportare il peso della copertura del tetto anche durante le intense nevicate invernali.
Si prosegue verso il bosco rado di Larici, un piccolo angolo di paradiso sentendosi completamente circondati dalla natura e dai suoi abitanti; è facile infatti incontrare lungo il cammino Volpi, Camosci, Scoiattoli e tracce di animali invisibili come la Lepre bianca o la Martora, e con un po’ di fortuna e pazienza, alzando il naso all’insù, riconoscere qualche sagoma di Aquila reale o Gipeto scagliarsi contro il cielo blu. La passeggiata ci porta a ridiscendere di pochi metri il versante della montagna arrivando a costeggiare il letto del fiume dopo aver superato una piccola pozza sulla sinistra, spesso piena di Rane rosse.
Da qui, una volta attraversato un piccolo pascolo, rimane da fare l’ultima salita della giornata prima di arrivare all’alpeggio di Pont Djuan. Di fronte c’è il ponte che attraversa il Savara in uno dei suoi tratti più spettacolari e che ci permette di tornare dall’altra sponda dove parte il sentiero di ritorno, che in circa 40 minuti ci riporta al punto di partenza, finendo così uno stupendo itinerario ad anello nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso alla ricerca del Lupo!
Ma da quest’anno tantissimi nuovi itinerari in giro per la Valle d’Aosta, compreso nel cuore del Parco Naturale del Mont Avic!